NEL VUOTO DI POLITICHE PER IL FUTURO VINCONO LE SOLUZIONI DEMAGOGICHE .

I giovani sono anche la fascia anagrafica che vive la politica con un po' più di passione, mentre la generazione dei trenta-quarantenni è quella più disincantata, quella che interpreta la politica come un sistema per arricchirsi, un attrezzo per arrivare a posizioni di potere.

Gli anni in cui è cresciuta questa generazione, con il suo portato di rampantismo, arrivismo, disimpegno, ma anche l'affermarsi di corruzione e tangenti, hanno lasciato il segno e le scorie continuano a essere attive. Volgendo lo sguardo alle varie anime che si affastellano lungo lo Stivale, scopriamo che a nordovest la politica è percepita maggiormente come un utensile per arricchirsi, mentre la passione fa capolino nelle isole e il senso dell'impegno per cambiare è più alto n4I Sud. Il vissuto sulla politica si dicotomizza lungo la faglia delle differenze di classe: tra i ceti meno abbienti essa assume i contorni della difesa di privilegi e interessi di casta, mentre tra segmenti più tranquilli economicamente è marcato il ruolo della politica come strada per l'affermazione di diritti e cambiamento. Questa lunga disamina conduce tre riflessioni. Il nostro resta un Paese con un buon livello di politicizzazione e, nonostante le tante delusioni, permane alto il valore della politica come strumento per il cambiamento e la riforma dell'Italia. Un secondo aspetto riguarda il mutamento d'identità vissuto dalla politica nei ceti bassi, con la perdita del suo ruolo emancipatorio e di affermazione di un modello di giustizia sociale. Infine, il tema della rabbia dei ceti medi in difficoltà (stiamo parlando del 30% del Paese). In questi segmenti (come anche al Sud e nelle Isole) la spinta al cambiamento ha stimolato il saldarsi di una relazione diretta tra rabbia e politica. Quest'ultima è diventata, per dirla con il filosofo Peter Sloterdijk, uno dei canali di espressione delle "banche dell'ira". Il fenomeno è direttamente correlato all'infragilimento delle reti sociali e alla fine dei grandi obiettivi condivisi ed è in grado di generare una pulsione ribellista che, come afferma il filosofo Remo Bodei, "gira in folle perché, non avendo obiettivi di carattere generale", politicizza l'ira individuale. Passioni alla mercé di soluzioni e risposte facili, immediate, tranchant; di populismi di vario colore e genere, che appagano il bisogno di placare la rabbia e non mirano a risolvere i problemi. il valore della politica oggi è un'occasione e una sfida aperta per i partiti, specie per quelli d'impronta riformista. È una sfida alla capacità e volontà di generare politiche di lungo respiro, liberandosi dai retaggi della deregulation e del suo imprinting orientato ad affrontare i problemi in una dimensione di corto respiro. È una sfida alla capacità di riconquistare il primato del futuro e dello sviluppo armonico.

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