Economia russa paralizzata.
La risposta, netta, arriva da uno
studio della Yale School of management – Chief Executive Leadership Institute.
Lo cita in un tweet Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente della Bocconi
University School of management, convinto che “chi sostiene che le sanzioni non
abbiano effetto sulla Russia è totalmente ignorante in economia e in palese
malafede geopolitica”. Il riferimento è al dibattito che ha animato anche la
discussione tra i leader al Forum di Cernobbio e contiene una risposta
implicita alla posizione sostenuta dal numero della Lega, Matteo Salvini: “Le
sanzioni non stanno facendo male alla Russia, vanno ripensate”.
I dati.
Il lavoro confezionato a Yale, e
ripreso da Fabio Insegna dell’Adnkronos, è costruito attraverso una meticolosa
e capillare analisi di tutti i dati e le informazioni disponibili. “Il nostro
team di esperti, usando documenti in lingua russa e fonti di dati dirette,
inclusi quelli sui consumi ad alta frequenza, il controllo incrociato di dati,
le informazione diffuse dai partner commerciali internazionali e l’elaborazione
dei dati complessi sulle spedizioni, ha prodotto un’analisi esaustiva sulle
condizioni dell’economia russa a cinque mesi dall’invasione dell’Ucraina. La
conclusione è chiara: le sanzioni stanno paralizzando in maniera catastrofica
l’economia russa“, è l’introduzione che spiega il titolo: ‘Business Retreats
and Sanctions Are Crippling the Russian Economy’.
Armi dalla Corea del Nord.
Del resto – come riporta Askanews
– Il ministero della Difesa russo sta acquistando milioni di razzi e proiettili
di artiglieria dalla Corea del Nord per supportare la sua invasione
dell’Ucraina, secondo una rivelazione dell’intelligence statunitense. Un
funzionario statunitense, che ha parlato in condizione di anonimato, ha
affermato che il fatto che la Russia si stia rivolgendo alla Corea del Nord
dimostra che “l’esercito russo continua a soffrire di gravi carenze di
rifornimenti in Ucraina, in parte a causa dei controlli e delle sanzioni sulle
esportazioni”.
Le conclusioni dello studio.
Il posizionamento della Russia
come esportatore di materie prime è irrevocabilmente deteriorato, perché ora
tratta da una posizione di debolezza con la perdita dei suoi tradizionali
mercati principali e affronta sfide impegnative ponendosi come pivot verso
l’Asia con le esportazioni del gas.
Le importazioni russe sono in
gran parte crollate e il Paese deve affrontare dure sfide per assicurarsi beni
cruciali, inclusi ricambi e materiale tecnologico. Sta attraversando una
consistente carenza di forniture importanti per l’economia domestica.
La produzione interna russa si è
completamente arrestata con nessuna capacità di sostituire attività, prodotti e
talenti perduti; la perdita dell’innovazione e della capacità produttiva
interna ha portato all’impennata dei prezzi e alla preoccupazione dei
consumatori.
Con l’esodo delle società
straniere, la Russia ha perso una quota pari al 40% del suo pil, vanificando
l’incremento degli investimenti esteri degli ultimi trent’anni, sperimentando una
fuga simultanea di capitali e di persone dalla sua base economica.
Putin sta ricorrendo a un
intervento fiscale e monetario palesemente insostenibile per cercare di
fronteggiare le debolezze economiche strutturali. Il bilancio è per la prima
volta da anni in disavanzo e sono state prosciugate anche le riserve estere. Le
finanze del Cremlino sono in difficoltà molto, molto più gravi di quanto si
pensi.
I mercati finanziari russi sono i
peggiori nel Mondo quest’anno, sia guardando agli indicatori correnti sia alle
previsioni e, nonostante lo stretto controllo sui capitali, hanno scontato una
debolezza sostenuta e persistente con la contrazione della liquidità e del
credito. In aggiunta, la Russia è stata sostanzialmente tagliata fuori dai
mercati internazionali, limitando la sua capacità di accedere ai finanziamenti
necessari per rilanciare la propria economia.
Guardando avanti, non c’è via
d’uscita rispetto all’oblio economico per la Russia finché i paesi alleati
rimangono uniti nel mantenere e aumentare le sanzioni.
Le tesi di chi sostiene che
l’economia Russia abbia rimbalzato, semplicemente, non è reale. I fatti dicono
che, in base a qualsiasi parametro e a qualsiasi livello di analisi, l’economia
russa vacilla e ora non è il momento di premere il freno sulle sanzioni.
Ognuna delle conclusioni dello
studio è argomentata e sostenuta da un’analisi puntuale dei numeri e dei dati
raccolti. Non c’è altro metodo per cercare una risposta alla domanda: stanno
funzionando le sanzioni alla Russia? Certo, vanno messe sul tavolo anche le
conseguenze per le economie dei Paesi che le sanzioni le hanno imposte, a
partire da quella italiana. Ma anche chi vuole sostenere che le sanzioni non
sono efficaci e utili a centrare il loro obiettivo, quello di indebolire fino a
far collassare l’economia russa, dovrebbe cercare, e trovare, dati coerenti con
la propria tesi.
1 commento:
Carissimo Direttore, stavolta hai postato un gran bell articolo!!
Bè, io credo che il disegno sia molto più grande e purtroppo l'Italia ci si trova in mezzo inevitabilmente. Questa guerra è monetaria, il sistema Orientale punta a sterilizzare quello Orientale, che inevitabilmente prima o poi qualche crepa doveva mostrarla. Le sanzioni alla Russia non servono a nulla, la Russia se il mondo si ferma improvvisamente campa altri 25 anni. Quale grosso economista ha creduto di poter fare sanzioni alla Russia? Ma poi,perché l'Inghilterra è uscita un momento prima dall'Europa? Perché l'Italia ha avuto crisi di governo proprio adesso? Il destino dell'Italia è già segnato?
Secondo me inevitabilmente andiamo a sbattere, perché nn abbiamo più paraurti. Abbiamo polverizzato la nostra forte economia del dopoguerra, abbiamo venduto tutto. Adesso siamo come una nave senza timone.
La primavera per l'Italia è lontana, dobbiamo superare un inverno molto duro, ma forse è meglio così.. ad un certo punto azzerare tutto è meglio di continuare a galleggiare in un mare di m...a
Con la stima di sempre, Adriano Cusano
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