AMOROSI, molestie ad una 13enne, impiegato condannato a 4 anni.
Quattro anni
e 4 mesi, l’interdizione per cinque dai pubblici uffici. E’ la condanna
stabilita dal gup Maria Di Carlo al termine del rito abbreviato – con una
riduzione, dunque, di un terzo della pena – nei confronti di un 56enne, un
impiegato delle Poste, di Sant’Angelo a Cupolo, accusato di violenza sessuale ai danni di una tredicenne.
L’uomo, conosciuto anche per il suo impegno come istruttore ed arbitro di
pallavolo, era stato arrestato a gennaio dai carabinieri della Stazione di
Amorosi, che l’avevano fermato in flagranza di reato. L’intervento era
scattato, come si ricorderà, in un’indagine avviata quando l’adolescente e la
madre, che ne aveva raccolto il racconto, si erano presentate ai militari per
denunciare le avance che l’uomo avrebbe fatto alla studentessa con telefonate
ed sms inviati nel giro di una decina di giorni. Gli investigatori avevano
riferito all’epoca che ad allarmare erano stati, progressivamente, il contenuto
delle frasi e la frequenza con cui l’impiegato scriveva alla giovane. Di qui la
decisione della vittima di confidarsi con la madre . Mentre la donna spiegava i
fatti, l’uomo aveva cominciato a chiamare sul cellulare della 13enne. Era stato
quello il momento in cui i carabinieri avevano suggerito alla ragazza di
rispondere e di accettare un eventuale incontro proposto dal 56enne, che si era
presentato all’appuntamento ad Amorosi a bordo della sua Fiat 127, nella quale,
dopo aver parcheggiato in piazza Padre
Pio, aveva invitato a salire la studentessa. Una volta
nell’abitacolo, avrebbe tentato di baciarla e l’avrebbe palpeggiata in più parti del corpo. Interrogato dal
gip Roberto Melone, il 56enne si era difeso dalle pesanti accuse. Aveva ammesso
lo scambio di messaggi
durato una settimana, sostenendo di essersi recato ad Amorosi per
spiegare alla ragazza di voler interrompere immediatamente la corrispondenza
perché si era reso conto che, vista la sua giovanissima età, non era opportuno
continuarla. Nell’udienza di ieri i suoi difensori – gli avvocati Giuseppe
Romano e Carmine Suter – hanno proposto una lettura diversa degli atti,
chiedendo di attribuire alla vicenda una dimensione di minore gravità rispetto
a quella contestata. Un’argomentazione che non è però stata accolta dal giudice.
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