PROF.SSA BUONOMO, RIFLESSIONE SULLA SITUAZIONE POLITICA PIANESE.

Pubblichiamo la riflessione della Prof.ssa Cristina Buonomo a corredo di un nostro articolo su quanto accaduto in Consiglio Comunale.


Ci sono incarichi che nessuno ci obbliga ad assumere se essi comportano un impegno di cui, per capacità e/o mancanza di volontà, non siamo in grado di farci carico. Fare il consigliere comunale non è obbligatorio, si può vivere lo stesso, forse anche meglio, facendo altro. A mio avviso, per migliorare un po’ le cose c’è un’unica via da percorrere: essere più autocritici, sapersi valutare e valorizzare, autoescludendosi da ruoli e situazioni di cui non siamo all’altezza o che semplicemente non sono quelli più adatti ad esprimere le nostre potenzialità. Questo discorso, necessario filo conduttore nelle scelte personali al fine di evitare frustrazioni ed insuccessi, diventa obbligatorio quando si riveste una carica pubblica, in quanto la mancata applicazione equivale all’automatica conseguenza e matematica certezza di avere le persone sbagliate nei posti giusti, con l’aggravante che in questo caso non si arreca danno soltanto a se stessi, ma ad un’intera comunità. I posti (l’amministrazione comunale) però, sono quelli giusti per poter compiere delle scelte. Risolvere qualche annoso problema ed apportare qualche miglioria nella nostra piccola realtà non è semplice, ma nemmeno impossibile. Ora è chiaro ed evidente che questo non sta accadendo, perché? È inutile girarci intorno: per negligenza o interessi diversi da quelli che dovrebbero indirizzare delle scelte fatte nell’interesse della collettività. Soluzione? Niente di trascendentale: fermarsi, semplicemente fermarsi. Inutile andare avanti, arrampicarsi sugli specchi, usare sotterfugi e circostanze da parata per giustificare scelte, decisioni, delibere, misure, contromisure che non stanno né in cielo né in terra. Ammettere, a se stessi prima, e agli altri poi, che non si è in grado, che la squadra non funziona, che si subiscono pressioni, che non si ha voglia, qualsiasi cosa, non importa, è il punto di partenza per un serio percorso di risanamento. Ritornare sui propri passi, prendere coscienza dei propri limiti, ammettere i fallimenti, cambiare idea, tirarsi indietro non costituiscono un crimine; perseverare sapendo di operare male sì!

1 commento:

Anonimo ha detto...

Per giungere a questa conclusione avrebbero bisogno di poca vanità e di una grande capacità introspettiva e usarla!
Ne sono in possesso?
Ne dubito!