Nel dispositivo della sentenza che ha annullato con rivio la condanna per concorso esterno del senatore la suprema Corte dice che è stato lui a trattare con le cosche per assicurare la protezione della famiglia del Cavaliere che ("da vittima") tirò fuori "cospicue somme".
ROMA - Silvio Berlusconi pagò ("cospicue somme") le famiglie mafiose per
assicurarsi protezione e Marcello Dell'Utri fece da mediatore nella
trattativa. Questo scrivono i giudici della Cassazione nelle motivazioni della sentenza 1
che ha annullato con rinvio la condanna per concorso esterno a
Dell'Utri. Spiegano i supremi giudici - nella sentenza 15727 di 146
pagine - che in maniera "corretta" sono state valutate, dai giudici
della Corte d'Appello di Palermo, le "convergenti dichiarazioni" di più
collaboratori sul tema "dell'assunzione, per il tramite di Dell'Utri, di
Mangano ad Arcore, come la risultante di convergenti interessi di
Berlusconi e di Cosa Nostra". Provata anche la "non gratuità
dell'accordo protettivo, in cambio del quale sono state versate cospicue
somme da parte di Berlusconi in favore della mafia". Secondo la
Cassazione, comunque, Berlusconi pagò la mafia "da vittima".Per
quanto riguarda l'assunzione del mafioso Mangano come stalliere alla
villa di Arcore, ad avviso della Suprema Corte il dato di fatto
"indipendentemente dalle ricostruzioni dei cosiddetti pentiti, è stato
congruamente delineato dai giudici di merito come indicativo, senza
possibilità di valide alternative, di un accordo di natura protettiva e
collaborativa raggiunto da Berlusconi con la mafia per il tramite di
Dell'Utri che, di quella assunzione, è stato l'artefice grazie anche all'impegno specifico profuso da Cinà" E se
nel periodo in cui lavorò con Berlusconi il rapporto con la mafia,
secondo i giudici, va provato il concorso esterno in associaizone
mafiosa nel periodo che va dal 1977 al 1982 quando Dell'Utri lavorava
con Rapisarda.
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