PIANA DI MONTE VERNA,AD UNA SETTIMANA CIRCA DAL RITROVAMENTO DEI REPERTI ARCHEOLOGICI PIANA POTREBBE DIVENTARE UN SITO ARCHEOLOGICO .



Il sopraluogo fatto, qualche giorno dopo al ritrovamento dei reperti archeologi in Arciaco, da una commissione della Sovraintendenza alle Belle Arti di Calvi Risorta guidata dal dr. Salerno che ha confermato la rilevanza della scoperta dei reperti archeologici. Infatti,al dire del dr. Salerno i reperti ritrovati sono di una rilevanza molto importante e fanno presupporre che nel sottosuolo ci siano altre cose molte interessanti appartenenti ad una necropoli di età romana. Con tutto ciò,Piana di Monte Verna potrebbe diventare una zona archeologica di primaria importanza da indurre l’Amministrazione Comunale ed altri organi competenti a dichiarare tutto il territorio comunale d’interesse meramente archeologico. Inoltre ,c’è anche poi un intervento della Dott.ssa A. D’Agostino che dice…  


 dai giornali si apprende che i ritrovamenti a san Vittore siano riconducibili a una necropoli o comunque a delle tombe ad inumazione di età romana. Probabilmente vista la presenza di cocci e di lastre in coccio si tratta di tombe alla cappuccina.La Cappuccina era una semplice modalità di sepoltura in fossa senza cremazione o con una parziale cremazione in loco utilizzata assai intensivamente in epoca romana e per tutto il medioevo; il defunto veniva adagiato in una fossa in posizione supina con le braccia distese lungo il corpo o raccolte sul petto direttamente sulla terra o a volte su delle tegole poste in piano e ricoperto, dopo la eventuale cremazione, con tegole (le classiche tegole romane note come embrici), disposte a realizzare una copertura a doppio spiovente, e coppi, a coprire la congiunzione tra due tegole.
Talvolta le tegole venivano semplicemente poste a chiusura della fossa in piano a livello della strada con i coppi disposti lateralmente, poggiati tra due tegole o tra tegola e terreno; non mi è chiaro se in questa tipologia con tegole disposte in piano si parli ancora di cappuccina; normalmente gli embrici venivano disposti a doppio spiovente all’interno della fossa (a guisa di una tenda); venivano poggiati sul lato corto mantenedo i bordi lunghi dotati del bordo rialzato accostati tra loro; a coprire la giunzione tra due embrici venivano quindi poggiati i coppi e altri coppi venivano disposti a coprire lo spigolo superiore delle tegole; altre due tegole potevano a volte venire disposte a completa chiusura delle due estremità della copertura dal lato della testa e dal lato dei piedi.
Sistemate le tegole a protezione del corpo la cappuccina veniva ricoperta dalla terra che andava a riempire la fossa; nella stessa terra di riempimento potevano essere inseriti oggetti del corredo funerario; al livello del terreno si poteva quindi disporre una stele ed anche un tubulo in terracotta per l’offerta delle libagioni. Si parla di un manico di ciotola della civiltà Diana Bellavista, che viveva in Puglia e anche a Capua. A Sud della Chiesa di Santa Maria a Marciano fu catalogata una dispersione di materiali di terra sigillata A africana e ceramica d'uso, un frammento di lastra di rivestimento con decorazione geometrica in argilla rossastra del I sec. d.C. A San Vittore, d’altronde, è ancora visibile una cisterna di una grande villa rustica con annesso impianto termale del II sec. d.C. Infine, sempre a San Vittore, sul margine meridionale della Strada Statale n°87 a ridosso del bivio tra questa e la statale n°264 furono rinvenuti materiali di età preistorica, età repubblicana e di una villa : schegge di selce lavorata, frammenti di ceramica fine e vernice nera, ceramica medievale e un mosaico realizzato con tessere marmoree bianche e nere che fu rimosso alla scoperta.

 

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