IL MEDIO VOLTURNO E LE MURA CICLOPICHE.

 

Noi di Rinascita Pianese siamo onorati di pubblicare un importante articolo della......

nota archeologa dott.ssa Letizia De Crosta, un viaggio virtuale nel medio volturno.
La prima tappa  TREBULA.

Chiudete gli occhi e immaginate di essere i protagonisti di un viaggio nel Medio Volturno; un viaggio particolare, che vi porta in un lontano passato, al tempo dell’espansione dei Romani verso il sud Italia.

Siete in un territorio racchiuso tra le Colline Caiatine e i Monti Trebulani, luoghi che autori come Plinio il Vecchio celebrano per l’aria pura e la qualità delle terre.

Una terra che occupa una posizione geografica strategica, crocevia di popoli e merci che si spostano tra Lazio, Campania e Sannio.

Tra i monti Trebulani e i Tifatini si apre uno stretto passaggio all’altezza di Triflisco, un corridoio naturale, comodo e veloce che collega il Medio Volturno alla grande piana campana, la famosa Campania Felix, che si estende tra Capua, il monte Massico, i Campi Flegrei e l’area Vesuviana.

I popoli della costa raggiungono i territori interni via terra o risalendo con le imbarcazioni il fiume Volturno, fino al porto di Casilinum (la moderna Capua).

Certo convivere con il Volturno non deve essere semplice!

È chiamato anche Volturnus celer o rapax (Volturno irruento). Nel suo letto scorrono acque abbondanti e impetuose, che spesso esondano e invadono le campagne circostanti, rendendole fertili, quasi come per farsi perdonare.

Chi potrebbe mai rinunciare a terre così generose, difese naturalmente, e attraversate da acque fresche? Non sorprende quindi che sia stata una terra ambita da diversi popoli.

I primi abitanti sono stati gli Opici (poco più di tremila anni fa), poi è stata la volta degli Osci finché, verso la metà del V secolo a.C., i Sanniti cominciano a muoversi dalle aspre montagne dell’Appennino verso le pianure dell’entroterra campano.

A differenza dei Greci e dei Romani, i Sanniti non costruiscono città, ma vivono in villaggi sparsi e sistemati su alture, ciascuno con la propria necropoli. Sono nati, così, insediamenti come quello di Caiatia (Caiazzo), Trebula (Pontelatone) e di Villa Santa Croce (Piana di Monte Verna), solo per citarne alcuni.

Da nord intanto incalza Roma che, una vittoria dopo l’altra, si prepara a diventare “la città eterna”, padrona dell’intera penisola.

La minaccia dell’esercito romano spinge questi villaggi a proteggersi in qualche modo, e lo fanno costruendo enormi e possenti mura, sconosciute ai più, ma di grande importanza e fascino.

Sono mura a secco, formate da enormi blocchi calcarei dal peso di decine di tonnellate, uniti senza l’uso di malta o di perni.

I blocchi hanno una forma irregolare e sono appena sbozzati o levigati.

Il loro equilibrio (un muro di cinta può essere lungo diversi chilometri) dipende soltanto dal peso e dalla loro corretta sistemazione.

Considerando gli scarsi mezzi tecnici che gli antichi avevano a disposizione, la suggestione davanti a questo tipo di opere non può che creare ammirazione e mistero.

Dopo circa ventitré secoli si possono ancora ammirare questi splendidi capolavori di ingegneria e architettura, organizzando una semplice passeggiata ai siti che vi suggeriamo di seguito.

Trebula Balliensis.

Trebula è un insediamento sannitico a controllo della strada che, attraversando i Monti Trebulani, collega la pianura campana a quella alifana.

Il villaggio sannitico è inizialmente limitato a una rocca sul colle Monticelli.

Col tempo si estende nel pianoro de La Corte, circondato (forse proprio alla fine del IV secolo) da una cinta in opera poligonale lunga circa 2 chilometri.

L’elemento che più caratterizza le mura di Trebula è la bellissima “porta megalitica”, un ingresso imponente che trova pochi confronti sia in Italia sia nel mondo greco.

Accanto alla porta megalitica sono visibili anche le “postierle” (piccole porte anguste), utilizzate dagli abitanti del posto in caso di pericolo.


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