Noi di Rinascita Pianese siamo onorati di pubblicare un importante articolo della......
Chiudete gli
occhi e immaginate di essere i protagonisti di un viaggio nel Medio Volturno;
un viaggio particolare, che vi porta in un lontano passato, al tempo
dell’espansione dei Romani verso il sud Italia.
Siete in un
territorio racchiuso tra le Colline Caiatine e i Monti Trebulani, luoghi che
autori come Plinio il Vecchio celebrano per l’aria pura e la qualità delle
terre.
Una terra
che occupa una posizione geografica strategica, crocevia di popoli e merci che
si spostano tra Lazio, Campania e Sannio.
Tra i monti
Trebulani e i Tifatini si apre uno stretto passaggio all’altezza di Triflisco,
un corridoio naturale, comodo e veloce che collega il Medio Volturno alla
grande piana campana, la famosa Campania Felix, che si estende tra Capua, il
monte Massico, i Campi Flegrei e l’area Vesuviana.
I popoli
della costa raggiungono i territori interni via terra o risalendo con le
imbarcazioni il fiume Volturno, fino al porto di Casilinum (la moderna Capua).
Certo convivere
con il Volturno non deve essere semplice!
È chiamato
anche Volturnus celer o rapax (Volturno irruento). Nel suo letto scorrono acque
abbondanti e impetuose, che spesso esondano e invadono le campagne circostanti,
rendendole fertili, quasi come per farsi perdonare.
Chi potrebbe
mai rinunciare a terre così generose, difese naturalmente, e attraversate da
acque fresche? Non sorprende quindi che sia stata una terra ambita da diversi
popoli.
I primi
abitanti sono stati gli Opici (poco più di tremila anni fa), poi è stata la
volta degli Osci finché, verso la metà del V secolo a.C., i Sanniti cominciano
a muoversi dalle aspre montagne dell’Appennino verso le pianure dell’entroterra
campano.
A differenza
dei Greci e dei Romani, i Sanniti non costruiscono città, ma vivono in villaggi
sparsi e sistemati su alture, ciascuno con la propria necropoli. Sono nati,
così, insediamenti come quello di Caiatia (Caiazzo), Trebula (Pontelatone) e di
Villa Santa Croce (Piana di Monte Verna), solo per citarne alcuni.
Da nord
intanto incalza Roma che, una vittoria dopo l’altra, si prepara a diventare “la
città eterna”, padrona dell’intera penisola.
La minaccia
dell’esercito romano spinge questi villaggi a proteggersi in qualche modo, e lo
fanno costruendo enormi e possenti mura, sconosciute ai più, ma di grande
importanza e fascino.
Sono mura a
secco, formate da enormi blocchi calcarei dal peso di decine di tonnellate,
uniti senza l’uso di malta o di perni.
I blocchi
hanno una forma irregolare e sono appena sbozzati o levigati.
Il loro
equilibrio (un muro di cinta può essere lungo diversi chilometri) dipende
soltanto dal peso e dalla loro corretta sistemazione.
Considerando
gli scarsi mezzi tecnici che gli antichi avevano a disposizione, la suggestione
davanti a questo tipo di opere non può che creare ammirazione e mistero.
Dopo circa
ventitré secoli si possono ancora ammirare questi splendidi capolavori di
ingegneria e architettura, organizzando una semplice passeggiata ai siti che vi
suggeriamo di seguito.
Trebula
Balliensis.
Trebula è un
insediamento sannitico a controllo della strada che, attraversando i Monti
Trebulani, collega la pianura campana a quella alifana.
Il villaggio
sannitico è inizialmente limitato a una rocca sul colle Monticelli.
Col tempo si
estende nel pianoro de La Corte, circondato (forse proprio alla fine del IV
secolo) da una cinta in opera poligonale lunga circa 2 chilometri.
L’elemento
che più caratterizza le mura di Trebula è la bellissima “porta megalitica”, un
ingresso imponente che trova pochi confronti sia in Italia sia nel mondo greco.
Accanto alla
porta megalitica sono visibili anche le “postierle” (piccole porte anguste),
utilizzate dagli abitanti del posto in caso di pericolo.
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