BENI CONFISCATI: COSA STA SUCCEDENDO IN PROVINCIA DI CASERTA?

Dopo la fuoriuscita dal consorzio Agrorinasce dei Comuni di Casal di Principe e di S. Maria la Fossa, e anche a seguito della polemiche sulla Balzana (che è stata denunciata da R. Capacchione su Fanpage e dalla CGIL, su cui sono in arrivo anche delle interrogazioni parlamentari), si è aperta una discussione sui beni confiscati in Terra di Lavoro, sul loro riuso sociale e produttivo. Lo strappo della Balzana si è realizzato nonostante gli interventi del Prefetto di Caserta, del Ministero degli Interni e del Delegato Morcone e del Presidente Consiglio Regionale G. Oliviero. Va detto che finora la nostra realtà veniva considerata una buona pratica a livello nazionale ed europeo (si parlava di un “modello Caserta” per la lotta sulla legalità democratica). Infatti queste esperienze si fondavano su pratiche di concertazione e di cooperazione tra le istituzioni (a livello locale e nazionale), enti economici (a partire dalla Camera di Commercio) ed associazioni del terzo settore. Negli ultimi tempi sembra che qualcosa si sia guastato i questo sistema virtuoso. In primo luogo non sono comprensibili le motivazioni per cui i due comuni hanno deciso di lasciare Agrorinasce – con cui finora sono stati assegnati e riutilizzati tanti beni, con la realizzazione di uffici, centri sociali ed anche attività imprenditoriali (come nel caso di NCO). In secondo luogo, proprio in questi giorni Libera e Comitato don Diana hanno diffuso un lungo comunicato nel quale si esprime “preoccupazione dinanzi alla cronaca degli ultimi giorni riguardante anche il riuso della Balzana” e si fa riferimento “ad un sistema di riutilizzo che non abbiamo mai compreso”. Poi si aggiunge che “quanto sta avvenendo a Santa Maria La Fossa rischia di gettare ombre oscure su tutte le parti in causa, nessuna esclusa”. Si fa anche cenno a “dubbi in merito alla legittimità degli atti”. Con una chiosa: “La camorra già altre volte ed in altre occasioni, si è travestita e ha approfittato di spazi lasciati vuoti”(sono parole pesanti). La nota si conclude con la richiesta”urgente di riaprire una riflessione seria e responsabile sul tema”. Nel condividere questa proposta proponiamo che un tavolo istituzionale adeguato oggi può essere quello che si è già attivato con l’Osservatorio su legalità e lotta all’usura presso la Camera di Commercio. Al riguardo chiediamo al Presidente Tommaso De Simone di convocare una riunione ad hoc in tempi utili. Inoltre, segnaliamo un intervento sui social di Paolo Miggiano, autore di saggi sui temi della legalità, che Conosce molto bene questo mondo dei beni confiscati alle mafie. In riferimento ai “soggetti sociali e istituzionali che in questo campo sono impegnati”, egli arriva ad affermare che alcuni sono molto seri (a partire dal Consorzio Agrorinasce”); ma ”altri lo sono molto meno ed altri ancora che ne fanno solo un’occasione per la propria personale visibilità (brutta gente). Sui beni confiscati alle mafie si dovrebbero fare meno passerelle e più fatti concreti, si dovrebbe essere più uniti e cacciare i farisei dal tempio” (sono parole sue). Desta sorpresa il fatto che in queste sue dichiarazioni sugli esempi virtuosi non si fa menzione a Libera e Comitato don Diana, e nemmeno al sindaco di Casal di Principe ed NCO. Per il futuro sarebbe utile ed opportuno che in una fase così delicata sia gli uni che gli altri fossero più chiari ed espliciti nelle loro dichiarazioni: su certi argomenti non si può intervenire con allusioni. Se ci sono casi di inquinamento o di connivenza vanno esplicitati e denunciati. Pasquale Iorio Caserta, Le Piazze del Sapere Caserta, 2 dicembr

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