Piana di Monte Verna, addio al centro ricerche agroalimentari. Dal 1 gennaio Eureco chiude i battenti.

Nato nel 1979 come struttura per studi e ricerche al servizio del principale gruppo agroindustriale italiano, la SME, il centro di ricerca ha vissuto il suo momento migliore intorno agli anni 80-90, fornendo attività di supporto ad aziende del gruppo operanti nei più diversificati settori alimentari.


Le ultime scriteriate gestioni, da Sergio Cragnotti a Pomigliano Ambiente, l'hanno fatto sprofondare nell'attuale crisi irreversibile. Negli anni ha cambiato più volte ragione sociale, passando da C.R.A.I. (Centro Ricerche Agro Industriali) a Nuovo C.R.A.I., a Sme Ricerche, Cirio Ricerche e, infine, a Eureco. Lo stabile,dove si svolgevamo le ricerche agro alimentari,fu acquistato,all’asta,da una nota ditta di servizi che a sua volta lo ha ceduto ad un'altra ditta (pianese?) e che quest’ultima dovrebbe adibirlo alla raccolta dei rifiuti R.E.A. per tutto il comprensorio .Infatti, pochi giorni fa, nel disinteresse più totale, ha praticamente esalato il suo ultimo respiro il centro di ricerche Eureco, ubicato in località la Fagianeria, nel comune di Piana di Monte Verna. L'incontro, avvenuto presso i locali della CGIL di via Verdi a Caserta, tra il liquidatore dell'azienda, dottor Maurizio Pontillo, i rappresentanti sindacali Pasquale Campanile della Flai-CGIL e Antonio Zerillo della Fai-CISL, e i 15 ricercatori superstiti, ha di fatto sancito la chiusura del Centro e, con essa, il triste epilogo di una storia iniziata 34 anni fa. La prospettiva, neanche certa, di poter accedere alla procedura di mobilità per i dipendenti, da anni sballottati tra l'elemosina di una cassa integrazione straordinaria o in deroga e la speranza, vaga, di una ripresa dell'attività o di un'eventuale riconversione, se da una parte offre loro una boccata di ossigeno per i prossimi quattro anni, dall'altra prefigura un futuro da esodati per molti di essi. “Purtroppo - spiega il liquidatore - io ho solo ereditato una situazione già con i crismi dell'irreversibilità e ho dovuto pensare alla soluzione meno penalizzante per i lavoratori”. Gli fa eco Pasquale Campanile, della Flai-CGIL: “Abbiamo studiato tutte le possibili soluzioni ma, essendo l'organico attuale sceso sotto le 16 unità, un'ulteriore proroga della cassa integrazione comporterebbe il rischio di perdere in futuro anche la mobilità, aggiungendo al danno la beffa”. Ancora più laconico il commento di Antonio Zerillo, della Fai-CISL che, fino all'ultimo, ha creduto e sperato in un recupero del Centro: ”Purtroppo le nostre grida di allarme a istituzioni ed enti locali sono sempre cadute nel vuoto. Questo è un momento triste per tutti, perchè stiamo assistendo, impotenti, al funerale della ricerca agroalimentare a Caserta e in Campania, proprio ora che le criticità del territorio ne imporrebbero la presenza”. E' invece Alfonso Conforti, uno dei “veterani” del Centro a esternare il pensiero suo e dei suoi colleghi: “Sono entrato al Centro quando ancora si chiamava C.R.A.I. e vi ho trascorso trent'anni della mia vita. Vederlo sparire così, per cause facilmente riconducibili ad altri, è come perdere una parte di noi”.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

E su questa vicenda,gli amministratori comunali che dicono?Niente naturalmente.

Anonimo ha detto...

Sulle ceneri dell'eccellenza della ricerca è pronto un sito per lo stoccaggio di monnezza che, forse, a qualche amministratore non dispiace.