Il grande oratore e filosofo romano,......
che visse a Piana Calatiae un lungo periodo di tempo e come sappiamo scrisse numerose opere inerenti alla vita sociale e politica di Piana Calatiae. In uno di questi manoscritti abbiamo trovato LE ODI nelle quali Senecaz parla di Piana Calatiae. In un capitolo di questa opera viene narrata la “questione dell’agire del Demos Pivellinus”.Come abbiamo spiegato in questa opera Senecaz descrive lo svolgere della vita sociale e politica di quei tempi a Piana Calatiae. Come ci ha tramandato il grande filosofo a Piana Calatiae esisteva un sistema politico elettivo la RES PUBBLICA che eleggeva ogni cinque anni il Demos. Nel 219 a.c. venne eletto democraticamente con una valanga di voti il nuovo Demos che il filosofo romano lo chiama “Pivellinus”. Alla proclamazione, il nuovo Demos venne sostenuto e acclamato con suoni di trombe e tamburi,come era una usanza del tempo, dal Demos Iustilov che aveva contribuito al “Pivellinus” di essere eletto. Durante i primi mesi di governo del “Pivellinus”,afferma Senecaz, furono fatte delle scelte inopportune per l’intera collettività. Tutto ciò fece si che il grande filosofo scrivesse “OMNIA CAZZATAE DEMONOS “ ed in seguito anche un’altra opera importante quella “ SENECAZAE CULPA ACTUM EST”. In questo manoscritto Senecaz ,come si evidenzia dal titolo, si interroga e si assume tutte le colpe per le scelte sbagliate fatte dal “Pivellinus”. Di certo,questo libro è un opera satirica perché le scelte le ha fatte il Demos e non di certo Senecaz. Tutto ciò fece molto irritare il Papius del “Pivelllinus”,un certo Bombardùs, che un giorno quest’ultimo incontrando a tu per tu con il grande filosofo romano e gli disse “et sicut non vis ad praevaricationem phialas consummare”. In questo contesto di cose,si inserisce anche l’azione arrogante e spavalda del vice Demos come abbiamo descritto nel precedente articolo su Senecaz. Quest’ultimo narra che un bel mattino si vide bussare alla porta e andando ad aprire si trova difronte ad un Centurione mandato dall’Impero. Senecaz parla di un tale che si presenta come il Centurione Steccus e gli porta a conoscenza della “querimonia” del Demos “Pivellinus”. Con questo atto il Demos fa presente a Senecaz, tramite il Centurione Steccus, di essere offeso per aver saputo e letto su una tavoletta di un “ commentum, quod de eo” . Il grande filosofo romano restò meravigliato dalla presenza del Centurione a casa sua e gli ribadì che aveva agito solo perchè non si era reso conto della offensività di quel “ commentum ”.Nello stesso momento Senecaz diceva al Centurione Steccus queste testuali parole “Cum enim canis latrat? Canis cum cauda percussa latrat” .Che voleva dire e specificare con questo dire Senecaz? Forse noi abbiamo scoperto il significato dell’espressione del filosofo romano e cioè voleva affermare che quando una persona sta agendo in modo non corretto cerca in tutti i modi di fermare chi cerca di far sapere la cosa (che non si deve affatto rendere nota).Seneaz dice che il “Pivellinus” era impegnato su questa faccenda da due anni usando anche risorse dell’Impero affinché la cosa gli fosse stata realizzata.
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