Siamo onorati di poter pubblicare un altro prezioso contributo della Prof.ssa Angela D'agostino alla scoperta dell'arte del nostro territorio.
Piana, dal numero di resti romani, specie di ville di epoca romana, mostra un alto grado di antropizzazione oltre a una massiccia opera di bonifica e sfruttamento intensivo dei terreni e delle aree boschive. Lo sfruttamento agricolo del territorio è attestato in molti siti databili dal III secolo a.C., con una maggiore concentrazione fra II sec. a.C e II d.C. Già nel 1893 lo storico Faraone riportava la notizia del ritrovamento in località Pioppitelli di due tegole piane con iscrizioni : C. Corneli al contrario e l’altra con bollo Rutili. Più tardi, sul finire degli anni 20, lo studioso locale G. De Francesco, parlando del sito al bivio tra le strade statali n.87 e n.264, in cui si progettava di scavare già nel 1806, scrive: “ Di forma leggermente rettangolare, rappresentano essi, probabilmente, gli ultimi avanzi della Villa Marciano. Che si tratti di ruderi di terme e non di altra costruzione, è da mettersi ormai fuori dubbio, sia perché come tali ci sono stati designati dai più antichi scrittori locali, sia pure perché negli scavi praticati sul luogo nel 1882 dal signor Durando, proprietario del fondo, non solo vennero messe fuori due piccole vasche in mattoni, ma furono finanche rinvenute le tracce della conduttura dell’acqua…sebbene in gran parte ricoperti di erbe e spine, pure i pochi ruderi sono discretamente conservati. La loro conservazione è da ascriversi , principalmente , al fatto che, nel più alto medio evo, vi fu costruito un piccolo oratorio, dedicato a S. Vittore, vescovo capuano del VI sec. Dell’oratorio non rimangono che le semplici tracce, caratterizzate dal diverso materiale adoperato per la costruzione”.
E’ bene precisare che il termine “Villa" indica letteralmente la residenza di campagna dei signori romani ("domus" quella di città). I grandi proprietari terrieri gestivano i loro vasti possessi agricoli attraverso queste "fattorie" (che potevano contare anche centinaia di schiavi), autosufficienti da tutti i punti di vista (producevano alimenti e derivati, come tessuti e formaggi, ma spesso anche mattoni o tegole). Ma, naturalmente, la sua produzione era principalmente volta alla vendita. Addirittura la residenza poteva divenire anche luogo di villeggiatura per il proprietario che la trasformò ben presto in luogo di otium, cioè un luogo in cui trascorrere il tempo libero lontano dalla vita convulsa della città, alternando il riposo con attività culturali. Nel corso degli anni e con l’aumento continuo della potenza dell’autorità di Roma che, dopo ogni conquista, tendeva a trasferire in Italia migliaia e migliaia di schiavi da sfruttare nei più complessi e svariati lavori quotidiani, le ville rustiche divennero sempre più grandi e lussuose (200250 ettari la misura media) e i prodotti, oltre a sfamare la famiglia del proprietario, venivano venduti in mercati lontani. Le produzioni erano differenziate: piantagioni (soprattutto ulivi e vite), altre coltivazioni intensive, orti, pascoli, impianti di trasformazione, depositi, mezzi di trasporto .La villa era divisa in settori differenti:
- La Pars Dominica era la zona residenziale, destinata al dominus e alla sua famiglia;
- La Pars Massaricia, formata dalla Pars Rustica e dalla Pars Fructuaria e composta da piccoli poderi, detti mansi, affidati al lavoro dei servi casati o concessa in affitto in cambio di un canone in natura o in denaro e di alcune giornate di lavoro gratuite dette corvée;
- La Pars Rustica era la zona destinata alla servitù, ai lavoratori dell'azienda;
- La Pars Fructuaria era destinata alla lavorazione dei prodotti.
Lo studioso Mario Pagano a riguardo riporta il racconto del prof. L. Pannone che spiega che durante lo sbancamento per la realizzazione dell’antistante stazione di servizio fu rinvenuto una vasto peristilio. Fu recuperato un torso marmoreo trasportato al Museo Campano di Capua, un busto marmoreo femminile ( forse una statua di ninfa), e una soglia di mosaico bianco nero con doppia palmetta stilizzata inscritta in un rombo.
Recenti studi archeologici, confermano la supposizione di De Francesco di una grande villa rustica con annesso impianto termale dove la cisterna visibile poteva avere la funzione di grande serbatoio. La tecnica edilizia impiegata ci riporta a una datazione del II sec.d.C. . Anzi la zona sembra sia stata frequentata per molto tempo, visto che sono presenti anche materiali di età preistorica come raschiatoi in selce chiara, repubblicana e medievale.
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