L'eterno ritorno della peggiore storia italiana.


Se l'ipotesi della matrice mafiosa dietro le bombe esplose a Brindisi nella scuola Falcone-Morvillo dovesse trovare riscontri oggettivi il tutto assumerebbe contorni nefasti soprattutto per le coincidenze che riproporrebbe. Nelle fase storiche italiane in cui il quadro politico è in fermento e la metamorfosi in atto sono difficili da interpretare la mafia si è sempre fatta sentire con atti criminali che hanno ricordato che la ricomposizione politica doveva tenerla in considerazione come interlocutore presente negli equilibri di potere.

Fu così nella strage di Portella della Ginestra nel 1947 quando un commando guidato da Salvatore Giuliano assaltò gli operai e i contadini accorsi lì convocati dai sindacati. Poco prima si erano svolte in Sicilia delle elezioni amministrative in cui il Pci aveva vinto. Ciò era una pesante ipoteca sulle elezioni che si sarebbero svolte l'anno successivo ed avrebbero decretato il collocamento italiano nel contesto della guerra fredda. I fatti di Portella della Ginestra servirono alla mafia per accreditarsi come terminale del consenso e del potere in Sicilia: la forza militare serviva a proporsi come elemento stabilizzatore di fronte all'imprevedibilità ed alla forze degli operai e dei contadini. Da lì la mafia diventò parte dello stato.
Come dimenticarsi poi del passaggio dalla prima alla seconda repubblica nei primi anni '90: la guerra fredda era finita trascinando con sé l'equilibrio politico italiano e trasformandolo da granitico a fragilissimo. Era evidente a tutti che gli equilibri di potere avrebbero in poco tempo subito una imprevedibile metamorfosi. Tangentopoli accelerò il processo di disfacimento aprendo un periodo di incertezza su quello che sarebbe diventato il nuovo quadro politico italiano. Ancora una volta la mafia tornò a farsi sentire: nel '92 uccidendo prima Salvo Lima (interlocutore politico della mafia) e poi i magistrati Falcone e Borsellino e nel '93 con le bombe di Firenze, Milano e Roma. L'equilibrio di potere nascente, qualunque sarebbe stato, avrebbe dovuto tener conto della mafia. Le bombe stavano lì a ricordarlo.
Oggi, in un quadro politico nuovamente in una trasformazione imprevedibile, i fatti di Brindisi: le bombe che tornano a sembrare un avvertimento, un 'dovete fare i conti con noi'. Il valore simbolico della data (a ridosso della strage di Capaci) e della scuola (intitolata a chi in quella strage perì), oltreché l'efferatezza di colpire con l'intento di uccidere delle giovani vite seminando il terrore nel paese, servono a farci capire quanto alta sia la posta in gioco in questo frangente storico in cui si ripropone un inquietante eterno ritorno dell'eguale della peggiore storia italiana.

Nessun commento: