Noi di Rinascita Pianese siamo onorati di ospitare un contributo di grande cultura della prof..sa D'Agostino, stimata da tutti per le conoscenze in campo della storia, dell'arte e dell'architettura.
Troviamo individuata la reale Fagianeria
di Piana nella carta Topografica delle Reali cacce terminata da Giovanni
Antonio Rizzi Zannoni nel 1784, documento questo, che rivela l’eccezionale grado di perfezione
cui era giunto l’Officio Topografico del Regno. Si individua selva della
Spinosa (nei territori di Alvignano e Ruviano), Cerquacupa, Monte Caro (o
Montecalvo) , Longano, Bosco di Calabricito, Risenta di Carditello, Demanio di
Calvi (Caccia di Maliardi e Caccia di Sforzati), Reali Fagianerie (Garzano e
Piana di Monte Verna), Montegrande (territori di Caiazzo, Castel di Sasso e
Piana di Monte Verna), Boscareilo, Selva nuova (nei territori di Caiazzo e
Castel Campagnano), Bosco di S. Arcangelo, Monte Longano .
Realizzata a partire dal 1753, la Fagianeria di Caiazzo, nasce come sito di caccia di re Carlo III di Borbone e fu commissionata dallo stesso al Vanvitelli, il quale prese spunto dalla Fagianeria di Capodimonte, per riprodurre i metodi dell’allevamento dei fagiani e prendere l’ispirazione per le fabbriche, le strutture e gli edifici, che sarebbero sorti nella Piana di Caiazzo e che avrebbero costituito quel grande complesso
produttivo cui i Borboni miravano. L’obiettivo era il
recupero e la valorizzazione dei luoghi tramite l’agricoltura e l’allevamento .Lo stesso Vanvitelli
nella lettera al fratello Urbano del 01/05/1753 scrive:”La fagianeria è assai
diversa di quello che credessi mentre sono vari cancerielli…una unità ed ogni
una di un giardinetto in cambio di 15 moggi o 30 o larghi moggi 15…questo serve
per raggruppare “.
Il Celano nel 1792 nelle notizie del Bello e del
Curioso che contengono le regali ville adiacenti alla città di Napoli che servono
di continuazione all’opera del canonico Celano”: “in non molta distanza da
Caserta, e propriamente nell’antica città di Caiazzo nliede la regal
Faggianeria, come offervamma nel parlare della regal villa di Capodimonte…e
dellla regal Faggianeria pollavi da S.M. che la rende splendida, ed ubertosa,
cercalìfero di proposito collo studio e colla fatica distinguersi, estì ne
hanno tutti i mezzi djide non altro abbisognavvi, che la volontà. Ne’ piani
intanto che si estendono all’intorno di quella Città, il re ha fituata la sua
regaj Faggianeria per aver conosciuto quesìl luoghi assai an e prooroj alla
moltiplicazione, e buon governo ^ii quelli animali, che per aver vicina questa
Caccia alla regal Villa di Caserta, da cui non è che poche miglia distante.
Quivi ha costrutto delle belle fabbriche cosi per ciò, che riguarda la buona
cura di questa delicatissima specie di caccia, che per abitazione di tutti i
custodi, che in numero non scarso vi mantiene.”
Pertanto i siti reali erano quasi come aziende
agricole moderne in cui il sovrano illuminato investiva nelle trasformazioni
agrarie necessarie ad uno sfruttamento ideale del territorio, coniugando il
bello e l’utile secondo i dettami illuministici del Settecento
Giustiniani nella voce dedicata a Piana di Caiazzo riporta
dell’esistenza “ …di antichi bagni nel casino e boschetto della Real
fagianeria..” situata quasi a ridosso della confluenza tra il torrente
Pisciariello e il Volturno, nell’estremo sud occidentale del territorio
indagato. La descrizione sembra faccia riferimento alla presenza di strutture
idriche simili a quelle riscontrate in tutta la fascia pianeggiante a sud del
moderno centro abitato di Piana di Monte Verna datate ad epoca romana.
La tenuta, composta dagli edifici a destinazione produttiva, ha come fulcro la Palazzina Borbonica esempio di una architettura essenziale e lineare, ispirata su principi della funzionalità. Questa costruzione ha come caratteristiche principali la distribuzione geometrica degli spazi e la quasi assenza di elementi decorativi. L’edificio ha una muratura di tufo, pianta rettangolare e si sviluppa su due livelli. Al piano nobile si ritrovano controsoffittature incannucciate dipinte con motivi floreali e di scene di caccia, che riprendono i temi dell’arte venatoria.
La facciata sia a nord che a sud è
suddivisa, da un porticato a due archi con un terrazzo sovrastante; le cornici
delle aperture sono lineari in stucco, ed in sommità sono visibili dei
comignoli in muratura intonacata. Lateralmente, in prossimità dell’ingresso sul
prospetto sud-ovest, la presenza di due paraste, fa supporre che queste
servissero come sostegno di un cancello
Durante il terremoto del 1805 fu notevolmente
danneggiata. Dopo la fine del regno borbonico il sito decadde fino a quando nel
1936 fu acquistata dall’azienda Cirio
Recentemente la Palazzina Borbonica è
stata restaurata e spicca nel paesaggio circostante guardiana secolare del fiume.
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