LA CHIESA DI SANTA MARIA A MARCIANO A PIANA DI MONTE VERNA: PILLOLE DI STORIA DELL’ ARTE.




La Chiesa di Santa Maria a Marciano........... si trova  a Piana di Monte Verna, nei pressi del cimitero comunale, lungo la via consolare che si dipana dall’Appia per raggiungere Caiazzo.

Il termine Marciano ha un valore toponomastico perché le odierne strutture architettoniche della chiesa insistono su una villa romana appartenuta alla locale  famiglia patrizia dei Marciano, come si evince anche dal testo di un’antica epigrafe posta lungo il lato sinistro dell’edificio sacro. La prima attestazione della chiesa risale al 979 quando è nominata, con duplice dedicazione alla Vergine e a San Gennaro, nella Bolla redatta dal vescovo di Capua, Gerberto (978-780). Sembra che tra il XII e XIII secolo la chiesa fu sede di un monastero dell’ordine benedettino sotto la protezione della vicina abbazia di Santa Croce.

Tutta la struttura della chiesa mostra un evidente intervento di ricostruzione risalente agli inizi del XIV secolo e , la Soprintendenza per i Beni Architettonici di Caserta, attraverso indagini diagnostiche all’inizio del nuovo secolo, ha riscontrato  diversi elementi strutturali riconducibili alla chiesa risalente al X secolo. Questa chiesa primitiva aveva un orientamento diverso e dimensioni più contenute rispetto all’edificio attuale. In effetti, l’edificio odierno, ristrutturato anche nel XVII secolo, coincide solo in parte con la fase angioina che è evidente solo nell’area del presbiterio formato da un abside e due cappelle allineate con volte a crociera su colonne di spoglio. Risalgono al Trecento invece, il portale d’ingresso ad ogiva  di piperno intagliato  e le monofore trilobate. Ma l’aspetto più importante ed unico della chiesa di Santa Maria a Marciano è l’apparato decorativo degli affreschi. Importantissima è la cappella di destra dell’abside che ospita una decorazione a fresco datata 1334 in cui  si legge il nome del committente  Giovanni Cammarrio e la sue dedicazione all’evangelista Luca. Questa data documenta la rapida diffusione nei territori al nord di Napoli di correnti giottesche portate da artisti provenienti proprio dalla capitale del regno Angioino, nel caso specifico da Giovanni Cammarrio, committente non meglio identificato dalle fonti. Forse Cammarrio indica non un cognome, ma la carica di camerarius cioè di alto funzionario regio angioino.

Tutta la decorazione della chiesa è scandita da pannelli dipinti, dove a margine della Maestà si spiega un santorale su registri sovrapposti che nella parte inferiore presenta una serie di alte losanghe. Nella cappella di destr  troviamo raffigurati la Vergine in trono con il Bambino affiancata da Maria Maddalena e da Santa Caterina d’Alessandria, San Giacomo maggiore nella veste di pellegrino, Santo Stefano Menicillo, vescovo di Caiazzo vissuto tra il X e XI secolo, Sant’Antonio Abate, San Bartolomeo, San Luca e San Giacomo Apostolo; dello stesso periodo, nella parte dell’abside troviamo Santa Marena o molto probabilmente Santa Margherita d’Antiochia e San Ludovico di Tolosa.

La presenza della raffigurazione di San Luca nell’abside ma non nella cappella laterale dove c’è l’iscrizione che dedica a lui la decorazione, ci fa capire che le rappresentazioni pittoriche fanno parte di un’unica  campagna decorativa affidata ad una bottega in cui si possono distinguere mani diverse. Infatti,  uno stesso artista ha realizzato Sant’Antonio Abate e Santo Stefano Menicillo:  la stessa mano si nota nei dettagli dei volti, nel decorativismo ed è molto affine a uno dei pittori operanti nelle chiesa del monastero di Casaluce con alcuni riferimenti al Cavallini. Gli altri personaggi della Cappella di destra, sembrano la produzione di un artista molto vicino al cosiddetto  Maestro delle Tempere francescane soprattutto nella fisonomia, nella resa dei volumi, che ricorda molto i personaggi del trittico di Tursi, i santi del tabernacolo di re Roberto.

Una particolare attenzione è da dedicare alla rappresentazione  di Santa Caterina che si ritrova isolata all’interno dell’oratorio  di Santa Maria a Castello di Formicola ma in posizione dominante a fianco della Vergine a Santa Maria a Marciano, probabilmente per la particolare venerazione a lei riservata dalle giovani fidanzate e da chi nel suo mestiere usava la ruota. Così pure per la figura di Maria Maddalena che campeggia sempre in posizione dominante vicino alla Madonna . Risale a quel periodo , infatti, il ritrovamento delle sue reliquie nella basilica di San Maximin da parte di Carlo I d’Angiò. La stessa famiglia angioina aveva un forte culto per San Ludovico vescovo di Tolosa, secondogenito di Carlo II e Maria d’Ungheria, canonizzato nel 1317 e che ha una costante posizione privilegiata nell’iconografia del tempo da Minturno a Casaluce, passando per l’abside di santa Maria  a Marciano.

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