Siamo onorati di condividere un articolo della Prof.ssa Angela D'Agostino, donna di cultura e storia del nostro paese e molto attiva nel sociale.
E' proprio grazie a lei e alla collaborazione della Prof.ssa Nunzia Cecere che si stanno facendo enormi passi avanti nella tutela del monumento di Santa Maria Marciano e perciò è un vero onore ospitare questo contributo.
Di seguito l'articolo:
Emilio Buccafusca a Villa Santa Croce....
"Dal Belvedere di Villa Santa Croce: il panorama del nostro territorio. La collana di monti che circonda Piana, la nostra piramide, le dolci anse del fiume Volturno, l’azzurro rarefatto del mare laggiù in fondo con l’isola di Ischia. Un territorio ameno, un paesaggio antropizzato da sempre, fulcro di tradizioni e testimonianze dal forte valore umano e sociale. Il paesaggio che attraversiamo racconta chi siamo e chi siamo stati. Nel suo degrado come nella sua rinascita si rappresenta il nostro passaggio. La sua bellezza o la sua bruttezza dipendono dal nostro modo di guardare, che cambia con i tempi. Camminare in un paesaggio senza capirlo, senza riuscire a leggerne i tratti, è una fatica sprecata; l’osservazione racconta una storia, crea un’emozione.
Deve aver pensato questo Emilio Buccafusca ,ortopedico di fama nazionale e pittore futurista, amico di Marinetti quando, decise di costruire una casa nel nostro territorio e di essere sepolto nel piccolo cimitero di Villa Santa Croce, sul lato che guarda Napoli. Numerosi critici e letterati hanno considerato Emilio Buccafusca uno dei più interessanti protagonisti del movimento futurista, in particolare di quella che lo stesso fondatore, Filippo Tommaso Marinetti, definì “terza ondata” del movimento. La vasta attività creativa ed artistica di Emilio Buccafusca spaziò dalla pittura alla poesia, dalla fotografia alla sperimentazione radiofonica, dal giornalismo fino alla gastronomia, ispirando, addirittura, negli ultimi anni della sua vita, la creazione di un dolce chiamato “sospiro d’angelo” in collaborazione col compianto Sparono. Nella pittura e nella poesia, Buccafusca si avvicinò all’Aeropittura, declinazione pittorica del futurismo, come espressione del mito della macchina, del dinamismo e in particolare del volo dell’aeroplano. Buccafusca si impose anche come scrittore di montagna con il breve saggio Che cos’è l’alpinismo in roccia pubblicato sulla rivista “Prima Linea” nel giugno del 1935. Si trattava di un vero e proprio manifesto di un alpinismo intensamente colorato di sensibilità futurista con la quale affrontare e sconfiggere i «rammolliti trippaioli della santa domenica».
Nel 1936 partecipò alla memorabile impresa di arrampicare simultaneamente, in sei cordate, il faraglione di terra di Capri. La scalata venne ricordata dall’artista in un breve articolo pubblicato nel 1946 sul “Bollettino” della sezione di Napoli del CAI: Faraglione di terra, via Steger, dieci anni dopo, ovvero “La setta degli amori impossibili” . Nel 1937 venne trasmessa la sua radiocommedia Spigolo sud, mentre nel dopoguerra (1946) la sezione napoletana del CAI patrocinò la pubblicazione di un piccolo e denso libretto (Guida sentimentale dei Monti del Sud) nel quale Emilio Buccafusca riuniva una serie di relazioni di escursioni tra le montagne meridionali. Negli anni 40 Buccafusca lanciava poesie dal suo aeroplano su Piana e Caiazzo e frequentava assiduamente artigiani e persone del nostro territorio Il suo attaccamento al nostro territorio, ben lontano dalla sua modernità di pensiero e di visione della vita, ci offre una riflessione. Nella nostra epoca di tecnologie avanzate e di globalizzazione, dedicarsi alle tradizioni di un territorio può sembrare una scelta strana, e magari perdente. Interessarsi della tradizione non significa rifiutare la modernità, considerandola un’antitesi dannosa all’ antico , ma conoscere ricchezze e saggezze per capire il significato del territorio che lo caratterizza e trovare forme sane ed equilibrate con le quali pensare l’oggi e il domani. E l’unico modo per preservare questo tipo di conoscenza trova risposta nella conservazione delle tradizioni. Prioritaria è la salvaguardia dei beni culturali, paesistici e naturali. Tutto il resto viene dopo e qualunque ipotesi di cambiamento va rigorosamente subordinata a questi valori. Un territorio i cui paesaggi e le cui usanze risalgono molto indietro nel tempo è una grande ricchezza che vale la pena di apprezzare e di conoscere e tutelare anche contenendo lo spopolamento ed evitando l’abbandono dello stesso."
Prof.ssa Angela D'Agostino
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