PIANA DI MONTE VERNA,QUANDO ESISTEVA "BANANA REPUBLIC"

Per questo periodo abbiamo visto l’aspetto politico della vicenda ma accanto a questo c’era anche quello economico e sociale che era molto più grave rispetto a quello politico.

Infatti,come è riportato dai libri storici,la decadenza si manifestava anche sotto il profilo socio economico e dell’ordine pubblico .Si dice questo perché,si legge da fonti storiche,Piana Calatae e tutto l’Impero erano attraversati e attanagliati da una grave crisi economica e sociale senza precedenti che coinvolgeva anche il vicino mondo greco. Per Piana Calatae questa crisi era più grave e più profonda in quanto l’operare del settore politico e quindi del Demos,come abbiamo visto in precedenza,era ancorato a quei principi di filosofia politica che abbiamo già spiegato. In effetti con questo stato cose,che era di stallo dal lato politico,la situazione  economica sociale si faceva ancora più grave rispetto all’Impero in quanto mentre a livello dell’imperatore,costui aveva affidato di risolvere la grave crisi ad un'altra persona di nome OMontis, a Piana Calatae il Demos rifacendosi ai due principi di filosofia politica,Ego Sum e Sapentia Mea, si impegnava e si adoperava lui  in primis a risolvere anche la crisi economico sociale che attanagliava la piccola comunità.A questo punto c’è da dire che la persona  nominata dall’imperatore riuscì o tentò di risolvere molti problemi economico sociali mentre il Demos non riuscì a risolvere alcunché e pure stiamo parlando di problemi di una piccola comunità quale quella che era Piana Calatae.Una spiegazione di questa riuscita nel risolvere i vari problemi economico sociali da parte di OMontis e’ data dal fatto che costui diede molto ascolto sia alle indicazioni che venivano dal popolo che dall’Imperatore mente a Piana Calatae tutto questo non avveniva in quanto il Demos era fedelmente ancorato a quei principi di filosofia politica , già spiegati,e che costituivano il suo punto di forza e se anche  venivano  fatte molte proposte in merito venivano a priori scartate dal Demos mentre costui teneva molto in considerazione le proposte che gli erano fatte dal Demos Capo come avvenne sicuramente nel risolvere la intrigante e spinosa faccenda “ITACA”. 
Il fatto di essere così ostinato o così Tosta Capae(una virtù del tempo) del Demos nel risolvere questi tipi di problemi poneva una serie di interrogativi all’interno della comunità. Qualche risposta a questi quesiti viene data dalla lettura e dall’analisi attenta dei libri storici del tempo. Infatti in questi archivi  è annoverato che a Piana Calatae esistevano i Circolus,i circoli,che potevano essere ricreativi,sportivi ed infine anche quelli  politici .Tra questi i più importanti e potenti erano senz’altro quelli politici in quanto era sempre il Demos a dare, in effetti, il consenso se potevano essere partecipe dei circoli stessi altre persone al di fuori di quelli che già gli facevano parte. Quindi il Demos e soprattutto il Demos Capo avevano costituito i Circulus politici chiusi in cui affrontavano non solo i problemi di gestione della res pubblica ma anche e soprattutto quelli degli affari economici(oggi i cosi detti comitati di affari).Infatti, mentre il centro del paese si spopolava sempre di più con la conseguenza di un degrado ancora più accentuato della cittadinanza che viveva in questo contesto, il Demos era concentrato nella sua opera politica alla costruzione di opere faraoniche ed innovative(per quel tempo) con i suoi più stretti collaboratori e con tutte le persone che facevano parte di quei Circulus. In questo contesto di cose è da annoverare un altro politico e filosofo del tempo dal nome Senecaz. Costui trovandosi di passaggio tra queste zone restò meravigliato dall’aspetto naturale e paesaggistico di Piana Calatiae  e ciò lo indusse a fermarsi e a soggiornare qualche tempo in questa zona .In questo arco di tempo in cui Senecaz si fermò nella zona ebbe modo di costatare che accanto alla bellezza del posto c’era anche un degrado venuto fuori dalla crisi economica che attanagliava tutto l’Impero ed ebbe modo di conoscere anche il Demos. Infatti si legge dai manoscritti di Senecaz che questi elogiava ed esaltava il Demos come un uomo pieno di virtù e di coraggio ma al tempo stesso lo criticava per essere troppo attaccato a quei principi di filosofia politica e non solo di prestare troppo ascolto al Demos Capo e per niente alle istanze che venivano dal popolo. Dalle memorie di Senacaz si legge anche che costui notò,con molto stupore,un altra cosa molto rammaricante che si verificava di prassi nella piccola collettività  di Piana Calatiae che era la cosiddetta “Nihilum  emersi ab olla” (Nulla fuoriesce dal pignato)e ciò era la conseguenza dei Circulus.Infatti un bel giorno il Demos  invitò  Senecaz a cena,come si usava a suo tempo per dare il  benvenuto ad una persona estranea,in questa occasione Senecaz ebbe modo di conoscere anche il Demos Capo ed i collaboratori di entrambi e constatò che l’avevano invitato a cena ma in effetti a lui non facevano arrivare quasi alcun che del cibo che era nella pentola addicendo “Hic nihilum emersi ab olla”. Quindi una persona di quella notorietà quale era Senecaz era trattato come un qualsiasi  viandante,se vogliamo anche come un “canis”,e poi doveva essere grato a chi lo aveva invitato ma senza che costui  avesse mangiato  alcun che.  In un'altra occasione questa illustre persona si trovò a passare negli uffici del Demos,sempre invitato da questi,ed ebbe modo di costatare che c’era uno stato di malcontento generale scaturito dal modo di fare di chi dirigeva tutto ciò e cioè del Demos. Senecaz in quello arco di tempo passato negli  uffici  potette costatare che al Demos venivano fatte molte istanze e richieste da parte della intera collettività e le risposte date a queste  da parte del Demos erano ancorate alla solita filosofia politica che si rifaceva ad un altro  principio che era “Per culum”.Infatti le risposte date alle varie persone,in presenza di  Senecaz,erano del tipo “Uccann, ulloc e po’ u’ facimm”.Mentre le cose che interessavano al Demos dovevano essere svolte in maniera celere anche se erano sbagliate e pur errate dovevano portate a compimento perché l’aveva detto e chiesto il Demos.Un bel giorno negli uffici  si presentò una povera persona della collettività che chiedeva l’aiuto del Demos perché aveva una “latrina”davanti alla propria casa provocata dalla rottura dei tubi della rete fognaria pubblica(una cosa molto rara per quel tempo) e la risposta ricevuta si rifaceva al principio “Per culum”. Infatti la risposta del Demos era del tipo”Uccann , ulloc e  po’ ù facimm”.Dai manoscritti di Senecaz si legge anche che  mentre questi si trovava  negli uffici si presentò una persona che cercava di parlare con una certa urgenza con il Demos addicendo che aveva un grosso affare da proporre a costui. Come si legge e si intuisce dai questi documenti la persona che cercava il Demos era un potente ed illustro uomo d’affari del tempo e Senacaz lo riporta nei suoi scritti con il nome Benetocc. Il Demos,che era molto sensibile a questi tipi di discorsi,lo ricevette immediatamente e nel contempo avvertì anche il Demos Capo che c’era un pollo da spennare con una grossa torta da dividere. Infatti  Benetocc proponeva al Demos di contribuire con grosse somme di denaro alle opere faraoniche che si stavano realizzando a Piana Calatiae però nel tempo stesso costui faceva delle proprie richieste. Alla presenza di Senecaz  sia il Demos che il Demos Capo,si legge dagli scritti,affermarono una frase che rimase storica per Piana Calatae e cioè “Cu chist Benetocc nui ci accunciamm pe tutta a vit”.Si legge inoltre per dare concretezza alla cosa i due Demos invitarono  Benetocc a cena e diedero l’invito  anche a Senecaz a partecipare a questo banchetto .Questa tavolata si tenne in una “taberna” di Piana Calatae ,come si legge dai manoscritti di Senecaz,dal nome “Diem carpe”(vivere alla giornata) il cui oste era un romano e ciò  mise a suo agio anche Senecaz che pure lui era un romano e quindi entrambi appartenevano alla   “Civitas eterna”.  Dai manoscritti di Senecaz si legge che durante la cena si parlò di affari tra le persone ma dei termini e dei modi dell’affare non si dici alcun che. Questo fatto che Senecaz nei suoi manoscritti fa riferimento alla cena e alla discussione sull’affare ma non ai termini dell’accordo induce a fare una riflessione,o Senecaz  decise lui in prima persona di non interferire negli affari privati o gli fu detto con una espressione del tempo che si usava per tutto l’Impero ed anche a Piana Calatae e cioè “fatt i cazz tua”. Nei giorni successivi,si legge dai testi,Senecaz ebbe modo di incontrare il Demos il quale  era molto euforico e gioioso e questo è riportato negli scritti del filosofo con la frase”Acta ire bene”(i fatti vanno bene).

                         

1 commento:

Anonimo ha detto...

MERAVIGLIOSO!!! semplicemente MERAVIGLIOSO!!!