Per questo periodo abbiamo visto l’aspetto politico della vicenda ma accanto a questo c’era anche quello economico e sociale che era molto più grave rispetto a quello politico.
Il fatto di essere
così ostinato o così Tosta Capae(una virtù del tempo) del Demos nel risolvere
questi tipi di problemi poneva una serie di interrogativi all’interno della
comunità. Qualche risposta a questi quesiti viene data dalla lettura e
dall’analisi attenta dei libri storici del tempo. Infatti in questi
archivi è annoverato che a Piana Calatae esistevano i Circolus,i
circoli,che potevano essere ricreativi,sportivi ed infine anche quelli
politici .Tra questi i più importanti e potenti erano senz’altro quelli
politici in quanto era sempre il Demos a dare, in effetti, il consenso se
potevano essere partecipe dei circoli stessi altre persone al di fuori di
quelli che già gli facevano parte. Quindi il Demos e soprattutto il Demos Capo
avevano costituito i Circulus politici chiusi in cui affrontavano non solo i
problemi di gestione della res pubblica ma anche e soprattutto quelli degli
affari economici(oggi i cosi detti comitati di affari).Infatti, mentre il
centro del paese si spopolava sempre di più con la conseguenza di un degrado
ancora più accentuato della cittadinanza che viveva in questo contesto, il Demos
era concentrato nella sua opera politica alla costruzione di opere faraoniche
ed innovative(per quel tempo) con i suoi più stretti collaboratori e con tutte
le persone che facevano parte di quei Circulus. In questo contesto di cose è da
annoverare un altro politico e filosofo del tempo dal nome Senecaz. Costui
trovandosi di passaggio tra queste zone restò meravigliato dall’aspetto
naturale e paesaggistico di Piana Calatiae e ciò lo indusse a fermarsi e
a soggiornare qualche tempo in questa zona .In questo arco di tempo in cui
Senecaz si fermò nella zona ebbe modo di costatare che accanto alla bellezza
del posto c’era anche un degrado venuto fuori dalla crisi economica che
attanagliava tutto l’Impero ed ebbe modo di conoscere anche il Demos. Infatti
si legge dai manoscritti di Senecaz che questi elogiava ed esaltava il Demos
come un uomo pieno di virtù e di coraggio ma al tempo stesso lo criticava per
essere troppo attaccato a quei principi di filosofia politica e non solo di
prestare troppo ascolto al Demos Capo e per niente alle istanze che venivano
dal popolo. Dalle memorie di Senacaz si legge anche che costui notò,con molto
stupore,un altra cosa molto rammaricante che si verificava di prassi nella
piccola collettività di Piana Calatiae che era la cosiddetta
“Nihilum emersi ab olla” (Nulla fuoriesce dal pignato)e ciò era la
conseguenza dei Circulus.Infatti un bel giorno il Demos invitò
Senecaz a cena,come si usava a suo tempo per dare il benvenuto ad una
persona estranea,in questa occasione Senecaz ebbe modo di conoscere anche il
Demos Capo ed i collaboratori di entrambi e constatò che l’avevano invitato a
cena ma in effetti a lui non facevano arrivare quasi alcun che del cibo che era
nella pentola addicendo “Hic nihilum emersi ab olla”. Quindi una persona di
quella notorietà quale era Senecaz era trattato come un qualsiasi
viandante,se vogliamo anche come un “canis”,e poi doveva essere grato a chi lo
aveva invitato ma senza che costui avesse mangiato alcun che.
In un'altra occasione questa illustre persona si trovò a passare negli uffici
del Demos,sempre invitato da questi,ed ebbe modo di costatare che c’era uno
stato di malcontento generale scaturito dal modo di fare di chi dirigeva tutto
ciò e cioè del Demos. Senecaz in quello arco di tempo passato negli
uffici potette costatare che al Demos venivano fatte molte istanze e
richieste da parte della intera collettività e le risposte date a queste
da parte del Demos erano ancorate alla solita filosofia politica che si
rifaceva ad un altro principio che era “Per culum”.Infatti le risposte
date alle varie persone,in presenza di Senecaz,erano del tipo “Uccann,
ulloc e po’ u’ facimm”.Mentre le cose che interessavano al Demos dovevano
essere svolte in maniera celere anche se erano sbagliate e pur errate dovevano
portate a compimento perché l’aveva detto e chiesto il Demos.Un bel giorno
negli uffici si presentò una povera persona della collettività che
chiedeva l’aiuto del Demos perché aveva una “latrina”davanti alla propria casa
provocata dalla rottura dei tubi della rete fognaria pubblica(una cosa molto
rara per quel tempo) e la risposta ricevuta si rifaceva al principio “Per
culum”. Infatti la risposta del Demos era del tipo”Uccann , ulloc e po’ ù
facimm”.Dai manoscritti di Senecaz si legge anche che mentre questi si
trovava negli uffici si presentò una persona che cercava di parlare con
una certa urgenza con il Demos addicendo che aveva un grosso affare da proporre
a costui. Come si legge e si intuisce dai questi documenti la persona che
cercava il Demos era un potente ed illustro uomo d’affari del tempo e Senacaz
lo riporta nei suoi scritti con il nome Benetocc. Il Demos,che era molto
sensibile a questi tipi di discorsi,lo ricevette immediatamente e nel contempo
avvertì anche il Demos Capo che c’era un pollo da spennare con una grossa torta
da dividere. Infatti Benetocc proponeva al Demos di contribuire con
grosse somme di denaro alle opere faraoniche che si stavano realizzando a Piana
Calatiae però nel tempo stesso costui faceva delle proprie richieste. Alla
presenza di Senecaz sia il Demos che il Demos Capo,si legge dagli
scritti,affermarono una frase che rimase storica per Piana Calatae e cioè “Cu
chist Benetocc nui ci accunciamm pe tutta a vit”.Si legge inoltre per dare
concretezza alla cosa i due Demos invitarono Benetocc a cena e diedero
l’invito anche a Senecaz a partecipare a questo banchetto .Questa
tavolata si tenne in una “taberna” di Piana Calatae ,come si legge dai
manoscritti di Senecaz,dal nome “Diem carpe”(vivere alla giornata) il cui oste
era un romano e ciò mise a suo agio anche Senecaz che pure lui era un
romano e quindi entrambi appartenevano alla “Civitas eterna”.
Dai manoscritti di Senecaz si legge che durante la cena si parlò di affari tra
le persone ma dei termini e dei modi dell’affare non si dici alcun che. Questo
fatto che Senecaz nei suoi manoscritti fa riferimento alla cena e alla
discussione sull’affare ma non ai termini dell’accordo induce a fare una
riflessione,o Senecaz decise lui in prima persona di non interferire
negli affari privati o gli fu detto con una espressione del tempo che si usava
per tutto l’Impero ed anche a Piana Calatae e cioè “fatt i cazz tua”. Nei
giorni successivi,si legge dai testi,Senecaz ebbe modo di incontrare il Demos
il quale era molto euforico e gioioso e questo è riportato negli scritti
del filosofo con la frase”Acta ire bene”(i fatti vanno bene).
1 commento:
MERAVIGLIOSO!!! semplicemente MERAVIGLIOSO!!!
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