Una “struttura”, all’interno del tribunale di Napoli, che si sarebbe occupata di “aggiustare” i processi di camorra”. E’ una delle nuove rivelazioni del pentito Antonio Iovine, ex superlatitante del clan dei casalesi, contenute nell’interrogatorio reso dinanzi ai pm Antonello Ardituro e Cesare Sirignano, con il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, lo scorso 13 maggio.
I verbali sono stati
depositati mercoledì 18 giugno, durante l’udienza del processo sulle minacce in
aula allo scrittore Roberto Saviano
e alla giornalista Rosaria Capacchione,
oggi senatrice del Pd. In un’altra seduta, quella del 28 maggio, “O Ninno”
sostiene di aver di aver saputo dall’avvocato Michele Santonastaso, suo difensore storico, oggi imputato di
collusioni con la camorra, “che c’era la possibilità di ottenere una sentenza
di assoluzione” in un processo d'appello per un duplice omicidio (Griffo-Stroffolino)
in cui era imputato anche Michele Zagaria e per questo “occorrevano 250
mila euro per comprare, per corrompere i giudici”. Ma Zagaria non volle pagare,
ritenendo la cosa una truffa. Episodio che incrinò il rapporto tra i due boss. L'avvocato
avrebbe organizzato un incontro in un bar di Caserta con i familiari del boss e
con un "intermediario" che si era già interessato per due sentenze di
assoluzione favorevoli a Iovine. "Effettivamente - racconta Iovine -
questo incontro ci fu e questa persona consegnò a mia moglie un bigliettino con
un numero di telefono e l'indicazione della somma di 250mila euro occorrente
per ottenere l'assoluzione. Questa persona voleva che ci fosse una conferma nel
caso in cui Zagaria avesse dato l'ok definitivo. Io feci recapitare questo
bigliettino a Michele Zagaria... Occorreva avere una conferma immediata perché
si era in prossimità della chiusura del processo. Se non erro il giorno dopo
l'assoluzione Zagaria mi incontrò e mi espresse la volontà di non voler pagare
questi soldi lasciandomi intendere che a suo dire l'assoluzione non era dipesa
dall'intervento di Santonastaso. Io ci rimasi molto male e questo fatto
naturalmente incise sul prosieguo dei miei rapporti con Zagaria e iniziò un
periodo di freddezza". Il giudice da corrompere, secondo le dichiarazioni
di Iovine, sarebbe stato l'ex presidente della corte d'assise d'appello di
Napoli, Pietro Lignola, mentre l'intermediario sarebbe stato
l'avvocato Sergio Cola, ex parlamentare di An, che Santonastaso
consigliò a Iovine di avere come difensore in grado d'appello proprio in virtù
del suo rapporto con Lignola. Dichiarazioni, ovviamente, che sono al
vaglio dei magistrati per accertarne l'attendibilità.
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