AUGURI DI FINE ANNO DEL PRESIDENTE NAPOLITANO/l’articolo 1 della Costituzione è diventato: ‘L’Italia è una Repubblica democratica, affondata sul lavoro.'
Rinascita Pianese esprime a voi tutti un sincero augurio per
l’inizio del nuovo anno 2014 e pubblica il testo del discorso del Presidente
Giorgio Napolitano che dice….
“Care italiane, cari italiani.
Non dovrei pronunciare questo discorso. Lo scorso 31 dicembre credevo di
aver dato alla nazione il mio ultimo messaggio di fine anno e che questo lo avrei
ascoltato come molti di voi a tavola, con la mia famiglia.
Non è stato così: gli eventi mi vogliono ancora da quest’altra parte, ma
sappiate che mi sento ugualmente accanto a voi. Data l’eccezionalità
dell’occasione, visto che dovrei essere un cittadino comune, è da cittadino
comune che voglio parlarvi.
Il ruolo del Presidente della Repubblica è quello di interpretare i
sentimenti condivisi da tutti. Non rinuncio a questo nobile ruolo pur
nella mia veste da cittadino. Rinuncio piuttosto alla forma istituzionale
imposta a un presidente. Non chiuderò quindi i miei occhi e le mie labbra sui
sentimenti degli italiani che non mi reputano più loro rappresentante, di
coloro che hanno deciso di non ascoltare il mio messaggio, di quei leader,
politici e giornalisti che mi attaccano quotidianamente.
Le loro coscienze sanno se a muoverli è l’amore per l’Italia. Se così fosse,
sappiate che quell’amore è la stessa forza che muove le mie azioni, seppur in
direzioni talvolta diverse dalle vostre. Che sia dunque alla meta e non sul
percorso, il nostro punto d’incontro.
E così, non dovrei pronunciare questo discorso, eppure lo faccio. E non
potrebbe esserci in realtà discorso più rappresentativo del momento storico che
vive l’Italia, di un discorso che non dovrebbe esserci, ma c’è. Infatti troppe
cose in Italia oggi non dovrebbero, ma sono.
Come la crisi economica. Da almeno due anni sentiamo
parlare di ripresa, eppure le famiglie sono sempre più povere.
Come la disoccupazione. In quanto garante della
Costituzione italiana non avrei dovuto essere indulgente verso la perdita di
posti di lavoro in Italia. Non è un caso che la Costituzione Italiana, la più
bella del mondo, nel suo primo articolo dica ‘L’Italia è una Repubblica
democratica, fondata sul lavoro’. Se manca il lavoro, manca il
fondamento su cui la nazione è stata costruita. Se manca il fondamento, la
nazione affonda. Come una casa costruita sulla sabbia.
Ci impegniamo tanto affinché la Costituzione non venga cambiata, ma non
vediamo che il primo articolo, il più importante, è stato modificato de
facto. Col venir meno del fondamento, il lavoro in Italia, l’articolo 1
della Costituzione è diventato: ‘L’Italia è una Repubblica democratica, affondata
sul lavoro’.
Questa è la più grave colpa che non potrò mai perdonarmi: aver
permesso di modificare la Costituzione.
L’energia e il tempo che mi restano, a partire da questo nuovo anno, li
dedicherò quindi soprattutto ai lavoratori. Desidero che il 2014 passi alla
storia come ‘l’anno dei lavoratori italiani’.
A tutti voi, lavoratori, che nonostante tutto non vi siete
arresi. Che lavorate ogni giorno in condizioni precarie per sostenere la vostra
famiglia e la nostra patria; a voi imprenditori che avete rinunciato al vostro
guadagno pur di non licenziare i vostri dipendenti. A tutti voi dico, grazie!
A voi disoccupati. Padri di famiglia che avete perso il
lavoro, giovani laureati che volete ancora credere nel
vostro paese natale; a tutti voi che ogni giorno bussate a mille porte che
restano chiuse, eppure continuate ad alzarvi presto al mattino perché sapete
che se doveste fermarvi lo sconforto potrebbe raggiungervi. A tutti voi dico, coraggio!
Ai più fortunati. Tutti voi che al riparo di ciò che avete
meritevolmente costruito nella vostra vita godete della ricompensa dei vostri
sforzi anche in questo momento di crisi. A voi dico, non dimenticate.
Non dimenticatevi di ciò che questa nazione, che è l’insieme dei suoi
cittadini, ha donato a voi. Ora è giunto il momento di ricambiare: concedete
opportunità ai vostri compatrioti e alle famiglie in difficoltà. Tendere la
mano in questo momento è doveroso. Far finta di non vedere rende colpevoli.
Avrete sentito negli ultimi mesi me, il Presidente del Consiglio
e altri uomini di Stato, italiani ed esteri, pronunciare più spesso del solito
una parola: Europa.
Ho detto che rinuncio alla forma istituzionale e che voglio interpretare il
sentimento di tutti. Non vi chiedo pertanto di credere nell’Europa
come soluzione ai problemi dell’Italia. Vi chiedo invece di restare uniti in
quanto italiani. Siamo cittadini europei è vero, ma prima di tutto cittadini
italiani!
Unite collaborino anche tutte le forze politiche, europeisti e non, per
soddisfare prima di tutto i bisogni dei cittadini italiani e dell’Italia.
L’Europa deve saper aspettare una sorella rimasta indietro.
L’Europa non dimentichi che l’Italia è tra i paesi che l’hanno fondata e
costituita. Abbiamo crediti morali, non solo debiti. È ora di riscattarli, è
ora di riscattarci.
Come vedete, cari italiani, gli auguri li ho lasciati alla fine. Quest’anno
vorrei che non fossero auguri di circostanza. Quest’anno i miei auguri sono
sentiti più che mai. Auguri che non riguardano solo le festività del periodo.
La mia speranza è che sia veramente un felice anno nuovo.
Auguri per un nuovo buon anno. Auguri per una nuova, buona, Italia!
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