Un caos chiamato Italia. Napolitano oggi parte per Berlino. Bersani aspetta l'imbeccata.



Il Pdl propone un governissimo? "Ribaltiamo lo schema, si discute di cosa fare per il Paese che ha problemi e non credo il Paese tolleri balletti, si riposassero...". Fa il duro Bersani verso le numerose offerte di dialogo da parte del Pdl, e incrocia le dita perché “Re Giorgio” di ritorno da Berlino non gli imponga l’accordo con Berlusconi. Per il momento il Pd si acquatta e aspetta tempi migliori per tirar fuori la sua strategia.




A Grillo fa capire che il confronto si fa in Parlamento mentre al centrodestra manda a dire che per ora non ci sono schemi precostituiti. E’ pronto addirittura a riconoscere che nel rischio ingovernabilita' che si e' creato dopo il voto "c'e' una logica: c'e' un disagio profondo di sfiducia che deriva dalla condizione materiale che si sta facendo molto, molto preoccupante", ma da questa tardiva considerazione non trae alcuna conseguenza. "Siamo stati sopravanzati dal fenomeno – aggiunge - io ho sempre detto che bisognava prenderli di punta questi argomenti. Bisogna fare quattro o cinque passi in piu' sulla moralita', sull'organizzazione della politica, sulle norme di legalita'. Senza dimenticare il tema sociale, perche' sotto c'e' questo”. Che si prepari o meno a un confronto con Grillo, Bersani cerca la stabilità del quadro politico, ma la prospettiva che può realisticamente promettere è quella della ricerca della maggioranza volta per volta. E’ il massimo dell’instabilità, quindi. E lo spread ne soffrirebbe, non poco. Insomma, margini per rassicurare i mercati non ce ne sono proprio. Intanto, mentre la borsa a Milano va giù di brutto (-5%) e quelle europee molto male, gli Usa scontano l’eventuale uscita del nostro Paese dall’eurozona. Per il presidente della Fed Ben Bernanke potrebbe provocare “grandi turbolenze sui mercati e questo, piu' di un'esposizione diretta delle banche Usa, avrebbe riflessi sulla finanza americana”.In Europa c’è un clima di grande incertezza. Le istituzioni europee non si espongono più di tanto e ripetono stancamente l’urgenza delle riforme strutturali, mentre le cancellerie preferiscono commentare sbrigativamente. L’Italia fa paura. E Angela Merkel stessa non sembra volerlo celare quando se la sbriga con una dichiarazione neutra e insignificante: “L’Italia – dice – troverà la sua strada”.Sul versante degli sconfitti, intanto, prende corpo la via crucis dell’autocritica. “Grazie a tutti. La nostra rivoluzione civile non si ferma qui'', dice Antonio Ingroia su twitter, mentre Luigi De Magistris parla di risultato pessima e saluta tutti. Secondo lui Rc ''e' rimasta schiacciata dal voto utile per la governabilita' al Pd e dal voto di rottura per Grillo''. E’ un po’ il punto di partenza dell’analisi del Prc che oggi ha svolto una lunga segreteria. Non c’è nessuna dichiarazione di rottura con Rc, però. Si va verso una fase di necessaria discussione interna. E la prima casella, altrettanto necessaria, è la remissione del mandato di tutti e nove i membri della segreteria nazionale. Già venerdì prossimo si terrà la direzione nazionale e la prossima settimana il Cpn.Ciò che è emerso dalla discussione, a cui seguirà un comunicato, è che Rivoluzione civile ha faticato – e l’andamento sempre calante dei sondaggi lo dimostra – a rappresentare il tema vero delle elezioni, quello del “No” alle politiche di austerità. Il successo delle liste di Berlusconi da una parte e di Grillo dall’altra è stato costruito sapientemente proprio nel solco di questo voto “antisistema”.La difficoltà della situazione è aumentata sicuramente dal quadro politico instabile, mentre aumentano le tentazioni di dare al tutto una soluzione di tipo “bonapartista” attraverso una riforma della legge elettorale il cui obiettivo è far rimanere in sella i soliti noti.

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