
Le richieste di custodia cautelare riguardano, l'ex sindaco del Pd, Antonio Della Ratta, e l'ex segretario di Napoli del Pds, Benito Visca. Spariti milioni di euro. Barbato (Idv): "bassolinismo e cosentinismo alla base della bancarotta campana".
Ancora una volta lo smaltimento dei rifiuti è al
centro dell’azione giudiziaria. Stamane, infatti, prima udienza al tribunale
del Riesame sulla richiesta di arresto inoltrata dal procuratore aggiunto di
Nola, Maria Antonietta Troncone, a carico di otto tra politici ed ex
amministratori della Pomigliano Ambiente, la società comunale di nettezza
urbana naufragata tre anni fa in un mare di debiti. Domande di arresto che
riguardano, tra gli altri, l’ex sindaco di Pomigliano, Antonio Della Ratta, del
Pd, l’ex segretario provinciale del Pds, Benito Visca, e un ex assessore del
centrosinistra, sempre del comune di Pomigliano, Monica Andrè. Per Benito
Visca, Antonio De Falco, detto “Ninì”, ingegnere della Pomigliano Ambiente, e
Cosimo Basile, ex componente di staff del Comune, la richiesta di custodia
cautelare è relativa agli incarichi da dirigente della Pomigliano Ambiente
ricoperti nel periodo compreso tra il 2006 e il 2009.L’ex sindaco Della Ratta è
invece sotto accusa in quanto ritenuto responsabile delle scelte nella
conduzione aziendale della società. Monica Andrè, ex esponente della giunta di
centrosinistra che ha governato Pomigliano dal 2000 al 2005, è invece sotto
inchiesta come componente del collegio sindacale delegato al controllo delle
attività finanziarie della società. La richiesta di arresto riguarda anche
altri tre componenti del collegio, nel periodo compreso tra il 2005 e il 2009:
Gelsomino Pepicelli, Carmelo Galiano e Saverio Barone. Nell’inchiesta figurano
indagate ancora sei persone. Si tratta di un altro revisore dei conti, Vincenzo
Esposito, di Carlo Vitiello, Claudio Pulicati, Fausto Alberto Edoardo
Galmarinio e Roberto Borriello, cioè i cinque funzionari di banca coinvolti nelle
operazioni di concessione di crediti “pro soluto”, vale a dire di crediti
milionari con rischio d’inadempienza da parte del debitore.Il procuratore
Troncone sostiene che “ i gravi indizi di colpevolezza acquisiti e il pericolo
di inquinamento delle prove impongono il via libera agli arresti ”. Non è stato
però dello stesso avviso l’ufficio Gip del tribunale di Nola, che già a
settembre aveva respinto la richiesta di custodia. Ora, quindi, la decisione di
dare l’ok agli arresti spetta al Riesame. Secondo il pm “ tutti gli indagati si
sarebbero, a vario titolo, resi responsabili di distrazioni, occultamenti,
dissimulazioni, omissioni e distruzioni di atti ”. Analizzando la vicenda nel
suo complesso il magistrato parla di “ gestione societaria sconsiderata per
fronteggiare la crisi di liquidità e di un comportamento consapevolmente teso a
causare il dissesto e il fallimento dell’azienda pubblica di nettezza urbana,
con lo scopo di creare ingiusti profitti personali ”. L’aggravante contestata è
di avere commesso più fatti di bancarotta creando un danno patrimoniale finora
accertato di oltre 16 milioni di euro.L’inchiesta ha evidenziato vari episodi.
Gli inquirenti puntano anche su una serie di attività “ del tutto
ingiustificate ”. Come l’”affare” ex Cirio Ricerche, il centro della nota
società agroalimentare, ubicato nella distante Piana di Monteverna. “ Un flop -
sostiene ancora la procura - che ha fatto registrare perdite che ammontano a
oltre 4milioni di euro ”. E poi altre spese giudicate “ inspiegabili ”:
seicentomila euro per costi di personale e "voci varie " per il
progetto “ Robogat”, un robot antincendio. Infine, i 35 milioni di crediti mai
riscossi dall’azienda a causa di “amministratori rimasti del tutto immobili
verso i debitori”. Sulla vicenda il deputato Francesco Barbato preannuncia
un’interrogazione: “ Il bassolinismo e il cosentinismo dei rifiuti hanno
causato la bancarotta della Campania ”.
Notizia del"il mediano .it"
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