Rimettere al centro i Beni Comuni, la sfida del XXI secolo
Negli ultimi anni abbiamo assistito allo
sviluppo di accesi dibatti sul concetto di bene comune, un concetto
difficile da sintetizzare, perchè può contenere tutto e il contrario di
tutto.
Per iniziare, la definizione giuridica
vede la distinzione tra beni comuni, beni privati e beni pubblici; gli
ultimi due sono colonne portanti dell’economi di mercato, mentre i primi
minano alle sue basi; non basta riassumere i Beni Comuni come un
fallimento dell’economia del XXI secolo, ma di certo essi rivoluzionano
il rapporto che c’è tra l’uomo e le cose, dunque mettono in discussione
il concetto di proprietà individuale, opponendo ad essa la dimensione
collettiva.Andando oltre la definizione giuridica, i
beni comuni si fondano su rapporti socio-economici orizzontali (tra
individui e non tra lavoratore/imprenditore), cioè improntati non più
sull’utilità e il profitto ma sulla solidarietà. I beni comuni sono
espressione dell’esercizio delle libertà fondamentali dell’uomo, dello
sviluppo delle capacità e della personalità individuale e comunitaria,
quindi delle coscienze.L’acqua, l’ambiente, la cultura ma anche
la più vicina Cales, con i suoi splendori e la sua storia, sono esempi
pratici e più volte ripresi di Beni Comuni. L’elenco non è certo finito,
bisogna anzi ampliarlo facendo fronte comune per una partecipazione
diffusa in loro difesa.L’attacco ai Beni Comuni è quindi un
attacco alla gestione delle comunità, la loro tutela, invece, sottre i
beni al profitto e garantisce una utilità diffusa e sociale di essi. I
beni comuni rappresentano quindi la sfida del nostro tempo, con cui la
politica deve necessariamente confrontarsi per costruire un nuovo
modello sociale.
Nessun commento:
Posta un commento